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I racconti de "L'allevatore di gorilla" forniscono un affresco del Marocco sorprendentemente moderno. Sorprendono nello scrittore portegno la capacità di documentare e il suo cinismo, che non risparmia nessun ambiente, nessuna classe sociale. Lo scrittore si interessa alla vita in tutte le sue forme: dalla miseria più cupa fino alla ricchezza più ostentata, passando per l'umiliazione degli uomini e delle donne in lotta per l'acquisizione di un pezzo di pane, per l'ansia di soddisfare i bisogni di viaggiatori e turisti in cambio di qualche moneta. Le città e la loro gente sono il debole di Roberto Arlt. I suoi protagonisti sono interessanti: furbi mendicanti, spie, loschi affaristi, schiavi, maghi, contadini, trafficanti nonché donne affascinanti e misteriose, ingenue viaggiatrici, che sono forse le vere protagoniste di questi racconti. Leggendoli d'un fiato si ha l'impressione che Arlt abbia preso febbrilmente appunti scritti e fotografici. Il cinismo e l'ironia emergono grazie a particolari spesso macabri, dominati dal gusto di sorprendere e possibilmente spaventare, disorientandoci con l'estrema modernità delle scelte stilistiche e delle vicende descritte.